Impero by Vidal Gore

Impero by Vidal Gore

autore:Vidal, Gore [Vidal, Gore]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


4.

In realtà Caroline aveva perso parecchio denaro dalla primavera e non si divertiva affatto. Aveva speso troppi soldi per coprire l’evento delle convention nazionali. Dal momento che Hearst aveva inculcato in tutti i giornalisti del paese un’opinione esagerata del loro lavoro, lei era stata costretta a pagare un ex giornalista del «New York Herald» più di quanto potesse permettersi perché scrivesse quello che, a sorpresa, si era rivelato un ottimo resoconto della convention di Philadelphia. Era possibile che Hearst avesse ragione? Cioè che ognuno riceveva soltanto ciò che era disposto a pagare? Ora Caroline sedeva sul tappeto erboso del cottage dei Delacroix e leggeva sul «Tribune» la relazione della candidatura di William Jennings Bryan, avvenuta a Kansas City il 5 luglio. Come suo vice, Bryan aveva scelto l’ex vicepresidente di Grover Cleveland, Adlai Stevenson, dell’Illinois. Caroline fece un confronto accurato tra il resoconto del suo giornale e quello del quotidiano rivale. Sebbene Hearst desse un appoggio amichevole a Bryan, non si parlava quasi mai dell’argento, mentre le idee antimperialiste di Bryan erano a stento ammesse da Hearst. Per fortuna, Hearst e Bryan avevano la stessa opinione sui “trust criminali”, di qualunque genere fossero, pensava Caroline, rivolgendo l’attenzione sul nuovo giornale di Hearst, il «Chicago American», lanciato il 4 luglio con tutta l’abituale energia e l’abbondante imprecisione tipiche del Capo.

«È davvero curioso», disse una voce femminile dal timbro profondo, «vedere una giovane donna intenta a leggere la stampa dozzinale, sporcandosi tutti i guanti di inchiostro».

«Allora me li leverò». Caroline depose sull’erba la pila dei giornali e si tolse i guanti bianchi. «Ma devo continuare a leggere la concorrenza e a perfezionare la mia arte dozzinale».

Era stata la curiosità che, alla fine, le aveva fatte avvicinare. Quando Caroline, oppressa dalla calura di Washington, aveva accettato di trascorrere il mese di luglio con Mrs Jack, Mrs Delacroix le aveva scritto di andare a stare da chi, dopo tutto, era la figura che più assomigliava, per lei, a una nonna. E così Caroline si era trasferita dalla casa di Mrs Jack agli splendori del Grand Trianon, che si ergeva in alto lungo Ochre Avenue, al di sopra dell’Atlantico, fresco e scintillante; e da questa altezza profumata di mare furono dimenticati in fretta gli sbuffi di calore di Washington.

Mrs Delacroix era piccola e magra, con il viso attraversato da fitte rughe che lo rendevano simile a una ragnatela, incorniciato da una folta capigliatura grigio-argento, arricciata e pettinata in modo così elaborato che mezza Newport era convinta che portasse una parrucca, come la sua coetanea Mrs Astor. Ma i capelli – e la ragnatela – erano tutta roba sua. Quando parlava, la vecchia signora era molto veloce e, stranamente, si mangiava le sillabe, reminiscenza di New Orleans, sua città d’origine. Mentre si avvicinava a Caroline, Mrs Delacroix reggeva un parasole che faceva da schermo tra il sole cocente e la carnagione pallida; a Caroline pareva un fantasma molto determinato, portatore di pessime notizie dall’aldilà.

«Mr Lispinard Stewart, il nostro vicino, è venuto in visita. Gli ho detto che forse eri indisposta.



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